Proposta di servizio civile obbligatorio

Dal “rimango a casa” a “divento parte attiva di un sistema più resistente alle emergenze”.

Tratto dal paper di Francesco Grillo, Antonio Negro, Riccardo Scarfato, Giuseppe Vito Ales, Francesco Armillei, Luigi Bobba, Silvia Castellazzi, Oscar Pasquali, Alberto Bramanti, Giulia Torrelli. 

La proposta è stata presentata il 3 luglio. Alla presentazione (le cui slides sono recuperabili al seguente link), moderata da Riccardo Scarfato, ha partecipato, tra gli altri, Immacolata Postiglione (vice Capo Dipartimento della Protezione Civile). 

terremoto

Dal “rimango a casa” a “divento parte attiva di un sistema più resistente alle emergenze”.

Potrebbe essere questo in uno SLOGAN il senso della costruzione di un servizio civile obbligatorio - a livello nazionale o europeo – che può essere la leva per raggiungere almeno due obiettivi contemporaneamente:

  • fornire allo STATO, ai sistemi sanitari, all’offerta di servizi pubblici e alle imprese una riserva di cittadini che riescano a garantirne il funzionamento laddove un’emergenza creasse una domanda che l’offerta (dell’amministrazione o del mercato) non può soddisfare (ad esempio, quella di medici, di infermieri, di tecnici in grado di assicurare produzione e manutenzione di apparecchiature necessarie per la terapia intensiva);
  • fornire a tutti quell’esperienza della marginalità, della sofferenza, quelle competenze minime che può renderci individui più forti, genitori e figli più responsabili e cittadini più completi.

Se l’iniziativa fosse sviluppata a livello europeo un’estensione della proposta di ERASMUS per tutti o globale (UNESCO o UNDP o WHO), diventerebbe il modo per preparare cittadini più adeguati a governare le sfide di una globalizzazione che appare impazzita.

IL MODELLO SVIZZERO

Uno dei modelli cui ispirarsi può essere quello svizzero che prevede la coscrizione obbligatoria per tutti i cittadini della confederazione, anche se le donne aderiscono volontariamente [1]. Come approfondiremo oltre si tratta di un modello in grado di andare al di là della semplice dimensione “militare” che il nome del servizio farebbe presupporre, includendo una forte componente “civilistica”. L’obbligo di prestare servizio militare inizia con la registrazione nel controllo militare all’inizio dell’anno in cui le persone soggette all’obbligo di prestare servizio militare compiono 18 anni e termina con il proscioglimento.

Questo avviene, a seconda dello status militare della persona, al più presto alla fine del decimo anno civile che segue la promozione a soldato (per i militari con gradi di truppa e una parte dei sottufficiali) e al più tardi alla fine dell’anno in cui compie 50 anni (per gli specialisti e gli ufficiali superiori).

Il servizio d’istruzione, per i militari di truppa, può realizzarsi in due modi:

  • Ferma continuata: in un unico periodo di 300 giorni (solo il 15% di ogni classe può accedervi)
  • Scuola reclute: 245 giorni (280 per i granatieri) così strutturati: 3 giorni per il reclutamento, 124 giorni di scuola reclute, 6 corsi di ripetizione di 19 giorni ciascuno e 4 giorni per lavori di preparazione e licenziamento [2].

I tempi aumentano con l'aumentare del grado del militare fino a raggiungere i 2000 giorni per gli ufficiali.

I compiti dell’esercito sono schematicamente indicati come:

  1. serve a prevenire la guerra e contribuisce a preservare la pace;
  2. difende il Paese e la sua popolazione;
  3. salvaguarda la sovranità sullo spazio aereo svizzero.

Inoltre, a sottolinearne la propensione “civilistica”, quando i mezzi delle autorità civili svizzere non sono più sufficienti, le supporta:

  1. nel far fronte a gravi minacce per la sicurezza interna;
  2. nel far fronte a catastrofi e ad altre situazioni straordinarie;
  3. nella protezione di persone e di oggetti degni di particolare protezione, in particolare di infrastrutture indispensabili per la società, l’economia e lo Stato (infrastrutture critiche);
  4. nell’adempimento di compiti nel quadro della Rete integrata Svizzera per la sicurezza e dei servizi coordinati;
  5. nel far fronte a situazioni di acuto sovraccarico o a compiti che le autorità non sono in grado di adempiere per mancanza di personale o mezzi adeguati; f. nell’adempimento di altri compiti di importanza nazionale o internazionale [3].

In alternativa a questo percorso, il cittadino può fare richiesta, di svolgere il servizio civile. L’ammissione può avvenire solo dopo il reclutamento, nel quale si attesta la sua idoneità. Nella domanda di ammissione il civilista dichiara di non poter conciliare il servizio militare con la propria coscienza.

Nel caso del servizio civile la durata dello stesso è di 1,5 volte superiore rispetto a quello militare.

Il servizio civile contribuisce a:

  1. rafforzare la coesione sociale, in particolare migliorando la situazione delle persone bisognose di assistenza, di aiuto e di cure;
  2. costituire strutture volte al consolidamento della pace e arginare i potenziali di violenza;
  3. salvaguardare e mantenere le basi naturali della vita e promuovere lo sviluppo sostenibile;
  4. conservare il patrimonio culturale;
  5. sostenere la formazione e l’educazione scolastiche.

Nel 2019, è risultato abile al servizio militare il 70,9% delle circa 30.000 persone valutate nei centri di reclutamento dell'esercito svizzero. Il 9.3% ha invece scelto di entrare nella protezione civile. Il 19,8% non è risultato idoneo per ragioni di salute. Le donne ad aver partecipato al reclutamento volontariamente sono state 435. Di queste, 345 sono entrate nell'esercito, 12 nella protezione civile e 42 hanno ricevuto un "no" dal punto di vista medico, mentre altre sono state rimandate o hanno ritirato la propria domanda [4].

In ogni momento la Svizzera conta, dunque, su 140.000 militari (circa il 1,63% della popolazione) e 77.000 riservisti [5]; in teoria però anche ci sono altri 3,3 milioni [6] di cittadini che possono essere richiamati e tutti posseggono gli strumenti (non solo armi) al cui utilizzo sono stati addestrati [7].

Proprio la funzione “civile” e di protezione della popolazione risulta evidente in questo periodo di crisi sanitaria. Per rispondere all’emergenza COVID19, infatti, il governo svizzero ha innalzato il limite superiore del servizio d’appoggio da 800 a 8000 militari per sostenere i Cantoni negli ambiti della sanità pubblica, della logistica (autoambulanze, manutenzione di ventilatori, ..) e della sicurezza [8].

C’è, peraltro, da notare che servire l’esercito è vettore di riconoscimento sociale [9]. A differenza di ciò che successe con la leva italiana negli ultimi anni della coscrizione, la percentuale di laureati e di dirigenti d’azienda tra gli ufficiali è maggiore che nella media della popolazione. Infine, c’è da dire che la Svizzera non ha (come gli altri PAESI) un esercito, ma è un esercito.

Nonostante il fatto che è il Paese per definizione più neutrale del mondo, al punto di essere stato tra gli ultimi (2002) ad aderire alle Nazioni Unite (che pure hanno a GINVERA il proprio secondo quartier generale) e l’unico ad aver disdetto (a seguito di un REFERENDUM) la partecipazione alle missioni di PEACE KEEPING. I professionisti che coordinano i 120.000 coscritti e i riservisti, sono meno di diecimila.

Il confronto con un PAESE come l’ITALIA dice che la proposta può essere fattibile sul piano finanziario, magari nell’ambito di una riforma delle forze armate. Il costo delle spese militari per la SVIZZERA, infatti, ammonta a circa a circa 4,76 miliardi di dollari (cioè circa a 33.500 dollari per militare) che è circa lo 0,67% del PIL (2018) del Paese; in ITALIA, invece, le spese militari si attestano su circa 27 miliardi (e cioè circa 96.000 euro per ciascuno dei circa 280.000 militari - tra i quali circa 110.000 carabinieri [10]) che è circa 1,3% del PIL (2018) [11].

Implicazioni per l’Italia

Inserito nel contesto italiano, questo tipo di proposta deve realizzarsi a stretto contatto e in coabitazione con una riforma strutturale dell’esercito, che da un lato dovrebbe rivedere le proprie peculiarità e possibilità d’azione, mentre dall’altro dovrebbe fornire supporto al servizio civile stesso costruendo, nel tempo, una relazione di mutua collaborazione tra le due realtà.

Passando, invece, al servizio civile, questo, per essere valorizzato dovrebbe possedere le seguenti caratteristiche:

  • deve essere considerato obbligatorio di per sé e non un’alternativa, più duratura, rispetto a qualcos’altro (in questo caso la leva obbligatoria, nonostante, come si è visto in precedenza, questa abbia delle peculiarità fortemente “civili”). In questo modo si intende sottolineare l’importanza e la centralità dell’istituto, visto come un momento educativo, sia in termini umani che professionali rispetto alla vita di una persona. Lo si deve considerare allo stesso modo della scuola dell’obbligo;
  • deve svolgersi in un luogo differente da quello di residenza. Ciò serve per permettere ad una comunità allargata, quale può essere quella dello Stato, di sentirsi veramente parte di un qualcosa che vada al di là di sé stesso o della propria famiglia, allargando il senso di appartenenza e responsabilità degli individui;
  • deve essere non "armato", se non nei termini di acquisizione degli strumenti di difesa personali;
  • devono essere realizzati corsi di primo soccorso e volti ad affrontare eventuali disastri. Ciò per rendere gli individui, in quanto comunità, in grado di rispondere proattivamente ad eventuali calamità che possono avvenire (naturali, causati dall’uomo, etc);
  • devono essere svolte attività di supporto/assistenza a frange della popolazione più svantaggiataCiò per accrescere la consapevolezza che nella nostra società c’è sempre chi, per un motivo o per un altro, rimane indietro ed è dovere della collettiva fare in modo che questi individui non vengano dimenticati.

Tutto ciò può consentire di introdurre all’interno della società un elemento di resilienza fondamentale, in modo tale da rendere la stessa più forte e coesa, e in grado di poter affrontare le sfide, le problematiche e le storture che la contemporaneità ci mette dinanzi.

 

 

[1] Interessante è anche l’esempio di ISRAELE dove l’obbligo è per entrambi i sessi. I maschi però servono per tre anni e le donne per due.

[2] Ordinanza concernente l’obbligo di prestare servizio militare, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20163009/index.html#a47

[3] Legge federale sull’esercito e sull’amministrazione militare, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19950010/index.html

[4] https://www.tio.ch/svizzera/attualita/1420840/leva-servizio-obbligo-motivi-protezione

[5] L’esercito in cifre, https://www.vbs.admin.ch/it/ddps/fatti-cifre/esercito.html

[6] Rielaborazione Vision su dati Popolazione svizzera in cifre, https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/popolazione/effettivo-evoluzione/popolazione.html

[7] Raramente le armi d’ordinanza sono però detenute nelle proprie abitazioni

[8] Coronavirus: il Consiglio federale proclama la «situazione straordinaria» e inasprisce ulteriormente i provvedimenti, https://www.edi.admin.ch/edi/it/home/dokumentation/comunicati-stampa.msg-id-78454.html

[9] Solo il 20% della popolazione è esentata in presenza di problemi “fisici o psicologici”, laddove l’esenzione – se non dovuta a “disabilità” – implica un aumento dell’imposta sulle persone fisiche del 3%

[10] Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2019 – 2021, https://www.difesa.it/Content/Documents/Documento_Programmatico_Pluriennale_(DPP)_2019_2021_digit.pdf

[11] Stockholm International Peace Research Institute

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