Non è questa l'ora più buia

Romantico e suggestivo il richiamo in questi giorni difficili alla fermezza che caratterizzò la gestione del Secondo conflitto mondiale da parte di Sir. Churchill. Ma la questione non sta in questi termini. 


1024px Winston Churchill As Prime Minister 1940 1945 MH26392

Articolo di Riccardo Scarfato

 

Allora la soluzione del conflitto è stata raggiunta, oltre che con una buona dose di strategia con altrettanta fermezza nell’uso della forza. Oggi invece ci troviamo sicuramente in una situazione emergenziale, ma alla quale potevamo arrivare se non preparati quantomeno non con l’acqua alla gola. Mancanza di posti letto negli ospedali, poco personale medico sanitario e - come se non bastasse - carceri traboccanti difficili da contenere. Tutti problemi questi che da anni vengono segnalati da organi internazionali ed associazioni di categorie; e che ora aggravano ancora di più l’emergenza corona virus.
Dunque, anziché citare Winston Churchill per “l’ora più buia”, sarebbe meglio farlo per Nietzsche con

“Success is not always the accompaniment only of victory, but also of the desire for victory”.

 

Dovremmo ritrovare il desiderio della vittoria che indirettamente ci faccia preparare al meglio anche in tempi di calma piatta e senza il nemico all’orizzonte.
D’altronde lo insegnava da bambini la Favola della cicala e della formica di Esopo, chi nulla fa nulla ottiene. La morale, in una delle diverse interpretazioni, è conosciuta ai più come “per arrivare preparati ad affrontare i momenti difficili, è necessario impegnarsi prima”. Non è possibile sperare sempre che la formica di turno ci salvi dal freddo. Come da anni continua a fare la qualità dei singoli che compongono il nostro comparto sanitario nazionale, e non il sistema in sé.
La maggior parte degli enormi problemi di questi giorni, causa Coronavirus, sono l’emblema della scarsa capacità del Sistema paese in fase di programmazione a lungo termine. Appare chiaro che, al netto degli evidenti inconvenienti ed emergenze, non siamo stati in grado nemmeno di serrare i ranghi da quel - ormai lontano - novembre 2019 (secondo i dati del Politecnico di Zurigo -Eth [1]) mese di nascita del in Cina. Anche se l'OMS solo il 2 marzo 2020 ha dichiarato ufficialmente il virus un'emergenza sanitaria globale, probabilmente i responsabili ed osservatori internazionali governativi sapevano da fine dicembre di un virus sconosciuto nella città di Wuhan. Al netto delle considerazioni e simpatiche teorie pseudo-complottiste, che non sono né il fine nel il mezzo di questa analisi, la questione vera è un'altra: la spesa pubblico in sanità. Poiché la preoccupazione principale, che si sente urlare a gran voce da tecnici ed amministratori, non riguarda la gravità del virus in sé ma la l’inefficienza del settore pubblico sanitario di assorbire l’onda d’urto. Nonostante l’indubbia qualità dell’intero comparto medico, che non può sempre- come non lo si può obbligare a- fare miracoli.
Secondo i dati del Eurostat, la percentuale sul totale della spesa del governo per funzione – in questo caso nei servizi ospedalieri- nell’ultimo decennio è aumentata per Francia, Germania e Regno Unito ed è diminuita nettamente per l’Italia, passando dal 6,4% del 2007 ad un 5,9% nel 2018.

General government expenditure by function (COFOG) – Hospital Services, % of total

gen gov expenditure

Source: Eurostat

Già solo da questo dato, risulta davvero difficile immaginare come il Servizio sanitario nazionale (SSN) possa ancora assicurare le sue funzioni, così come previste dalla sua costituzione avvenuta con la legge n.833 del 1978, di:
- universalità, prestazioni sanitarie a tutti;
- uguaglianza, accesso alle cure senza nessuna discriminazione; ed
- equità, parità di accesso in relazione a uguali bisogni di salute.
Principi fondamentali che, a causa di problematiche strutturali del sistema sanitario, non riescono più ad essere assicurati. Preoccupazioni anticipate già dall’OECD [2] alla pubblicazione degli ultimi dati del 2019, come dimostra il seguente grafico della spesa sanitaria pro capite 2005-2017:

spesa pro capite

Source: OECD


Un altro serio problema, è il numero di posti letto ospedalieri che è diminuito, mentre la durata media della degenza è aumentata. Non è certo una novità causata dal coronavirus come dimostrano ancora i dati del Eurostat.

posti letto

Insomma, un disastro. Intanto parte dell’opinione pubblica ha perso tempo- fino a poco fa- ad essere divisa sulla possibilità di non poter prendere più un aperitivo in centro; o sul rinviare o meno il campionato di calcio.

Pochi guardano al problema vero che, ancora una volta, si chiama programmazione, visione e pragmatismo.

Elementi che anche questa volta hanno caratterizzato l’operato della Cina, spingendola fuori dall’emergenza ed echittentadola come probabile prima vincitrice contro il Coronavirus.
Poiché, se è vero che nei vari indici Bloomberg global health l’Italia è sempre ai primi posti, bisogna anche sottolineare come nel Global Health Security Index (GHS) 2019, in tema di sicurezza sanitaria e quindi il grado di resistenza ad ondate di epidemie e pandemia, la posizione dell’Italia e di quasi tutto il Blocco europeo (ad eccezione della Francia, Regno Unito -Brexit permettendo- Olanda, Austria, Finlandia, Slovenia e Svezia che sono “most prepared”) è categorizzato “more prepared” alle spalle di paesi come Indonesia, Estonia e Messico. Trend anticipato anche dal Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale [3], che sottolinea come la Spesa sanitaria pubblica sia passata da un tasso di crescita del 7,4% del periodo 2001-2005, ad un timido 0,1% per il periodo 2011-2017 [4].
Questi dati dimostrano come l’Italia, pur essendo un'eccellenza mondiale dal punto di vista qualitativo medico-sanitario, non riesca in alcune scelte strategiche a virare verso una gestione efficace ed efficiente sull’intero territorio nazionale. Sicuramente la situazione attuale rappresenta una seria emergenza, come dimostra il grado di pandemia che l’OMS ha assegnato al coronavirus, ma impone anche una seria riflessione sulla spesa pubblica in un settore strategico come quello sanitario. Come non basta nemmeno riversare soldi a cascata nelle Regioni, e soprattutto continuare a premiare le strutture più virtuose che finiranno per esserlo sempre di più a scapito del resto che evidentemente hanno problematiche da risolvere seriamente una volta per tutte. Al fine di gestire al meglio il futuro degli investimenti in tema di sanità e - cosa altrettanto importante- valutarne l’impatto ante, in itinere ed ex post.

Fino a quel momento, ancora una volta, uniti e compatti supereremo questa battaglia.

  

Bibliografia

[1] J, Vaughan T, Stadler T: Phylodynamic Analyses based on 93 genomes, uploaded to virology.org on 25 February 2020.

[2] OECD, State of Health in the EU, Italia, Profilo della Sanità 2019
[3] GIMBE, 4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale 2019

[4] Ministero dell’Economia e delle Finanze. Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato. Il monitoraggio della spesa sanitaria. Rapporto n° 5. Roma, novembre 2018

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