ITALIA 2027: PRIORITÀ, APPROCCI, IDEE PER CINQUE ANNI DECISIVI

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Nel 2027 il Piano Nazionale per il Rilancio e la Resilienza del Paese sarà stato già interamente speso e saremo a soli tre anni dalla data entro la quale l’Europa ha promesso di tagliare del 55% le proprie emissioni di anidride carbonica (CO2). Entro la scadenza naturale della prossima legislatura, l’Italia e l’Europa potranno verificare il successo o il fallimento di sfide che tutti definiscono storiche, decisive. Il mondo sarà percorso da evoluzioni tecnologiche e geopolitiche assolutamente nuove (ed imprevedibili se continueremo ad usare gli strumenti di lettura che abbiamo usato finora). Le diseguaglianze se non mitigate potrebbero portarci ad uno scenario di disintegrazione. 

In cinque anni ci giochiamo tutto. Soprattutto il futuro delle nuove generazioni. 

Il contesto storico e politico rende l’importanza di questo avvicendamento politico unica nella storia del paese: il risultato può segnare, davvero, una svolta. Si tratta inoltre di un’elezione che avviene con tempistiche non certamente ideali per consentire un confronto sufficientemente completo nell’esposizione di programmi e contenuti, ed anche inclusivo e rappresentativo del dialogo tra le forze politiche esistenti, emergenti, e società civile. Vision ritiene di dover fornire una prospettiva indipendente attorno alla quale cominciare ad aggregare il consenso di cittadini e partiti. 

Il nuovo governo sarà obbligato ad occuparsi di quattro crisi : 

  1. GUERRA IN UCRAINA: È un contesto questo che ci ricorda quanto siamo diventati vulnerabili. Sembra tornare lo spettro della Guerra Fredda e del sistema-mondo diviso in due blocchi contrapposti. Il conflitto ha fatto da detonatore di un'azione speculativa sul prezzo del gas naturale – aumentato del 550% da inizio dell’anno - che va aldilà anche della oggettiva riduzione dei flussi di esportazioni dalla Russia verso l’Europa. L’incremento diventa una vera e propria emergenza che rischia di deflagrare nell’autunno che comincerà subito dopo le elezioni con il rischio di un nuovo lockdown (stavolta delle imprese e per eccesso di costi dell’energia) che può produrre una nuova recessione.
  2. LA LUNGA CODA DELLA PANDEMIA: Oltre due anni di pandemia mai finita, hanno generato 220.000 decessi, numero più elevato tra i grandi Paesi europei; una contrazione dell’economia nel 2020 che abbiamo in parte recuperato solo da qualche mese (e, tuttavia, il PIL italiano è ancora inferiore a quello del 2007); un aumento di 20 punti in un rapporto tra Debito Pubblico e PIL che già era poco sostenibile. Soprattutto, i lockdown hanno prodotto la chiusura delle scuole per 543 giorni: la perdita di competenze che ne è derivata, peserà sul potenziale di crescita del Paese di medio-lungo periodo, più del crollo del 2020.
  3. PNNR: chi vincerà le elezioni si assume la responsabilità di utilizzare 250 miliardi di EURO in tre anni, laddove la PA italiana normalmente produce investimenti per 15 miliardi all’anno. Il quadro è, peraltro, reso ulteriormente complesso dalla modifica - sostanziale e in poco più di un anno – di molte delle condizioni che portarono a formulare un Piano che potrebbe essere oggi non più aggiornato.
  4. POVERTA’: nel 2020 la percentuale di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta è arrivata al 7,7% (raddoppiando il valore – 3,6% - rispetto al 2005); molto forte la crescita degli indigenti nel nord (dal 5,8 al 7,6), laddove a essere poveri sono soprattutto i giovani (il 14,2% tra i minorenni contro il 5,3 tra quelli con più di 65 anni). Peraltro, anche la crescita dell’occupazione (ancora bassissima al sud – le 4 Regioni in ritardo sono agli ultimi 4 posti tra le 250 Regioni europee: e tra le donne giovani all’ultimo tra i Paesi dell’Unione nonostante livelli di scolarizzazione più alta dei coetanei maschi) sembra non incidere sull’aumento della povertà (con il moltiplicarsi di lavori precari).

Rispetto a questa situazione l’approccio di VISION è contraddistinto da due convinzioni che ci appaiono distintive rispetto all’offerta politica italiana:

 

- COINVOLGIMENTO: per realizzare le grandi transizioni (ecologica, energetica, digitale) è necessario coinvolgere opinione pubblica, economia, società civile. ragione lo stesso vale per le grandi riforme che il paese ha già tentato in passato fallendo.

 

- PRAGMATISMO:  si deve ammettere il superamento della arcaica divisione tra destra e sinistra. Lo stesso modello di democrazia ha bisogno degli stessi valori ma di rinnovare le proprie forme partendo da tecnologie che riallocando informazione e, dunque, potere. La politica deve tornare alle proprie origini, affascinanti e nobili, anziché limitarsi all’ottenimento del potere e alla sua gestione.

 

Dunque sono tre le priorità assolute: SCUOLA - SALUTE - SOSTENIBILITA'.

TRE le priorita ASSOLUTE

Queste priorità non sono possibili senza alcune necessarie e coraggiose riforme. 

Si tratta di indirizzi già contenuti nel PNRR, e più in generale nel programma NextGenerationEU, ma che riteniamo debbano essere affrontate con modalità molto rafforzate. Si tratta di “scalare” le riforme a vere riorganizzazioni strutturali del sistema.

 

Tra queste: 

Riforma dell'Unione Europea

L’Italia deve rivedere il proprio ruolo e, insieme agli stati membri che, da sempre, ne sono traino (Francia, Germania in primis) definire e portare in sede di Parlamento e Commissione le proprie priorità. 

Troppo spesso, anche a causa dell’instabilità politica del nostro paese, l’Italia ha rinunciato ad avere un ruolo di guida e proattiva definizione di nuovi progetti. Il patto trilaterale – Germania, Francia, Italia - che nel 2018 lanciò Industry 4.0, è un esempio di opportunità che l’Italia ha avuto da co-protagonista, ma che nell’esecuzione non ha trovato la necessaria capacità di sfruttare l’enorme potenziale di investimenti messi a disposizione dall’Europa (come invece fatto dalla Germania) e mantenendo una posizione defilata, con progetti a limitato impatto economico (come la creazione di Digital Hub) seguito agli annunci iniziali. E, ciò nonostante, l’impegno e la competenza di pezzi di amministrazione centrale che, però, si trovano regolarmente sempre senza sufficienti leve e tempo per incidere.

Aldilà degli interessi nazionali, deve esserci la consapevolezza che senza l’Europa, gli Stati Nazione (anche la Germania) possono poco rispetto a questioni globali complesse; pochissimo rispetto a evoluzioni come quelle proposte, a esempio, dalle grandi piattaforme globali che controllando i dati, diventando concentrazioni di potere politico.

Esiste, dunque, un interesse europeo a rafforzare integrazioni che sono ancora ambigue, parziali in tutte le aree: monetaria con una Banca Centrale di cui bisognerà rivedere statuto e obiettivi per renderne le reazioni alle crisi più immediate e prevedibili; fiscale, laddove lo stesso NEXT GENERATION EU (NGEU) ha bisogno urgente di essere valutato ed, eventualmente, rivisto nei regolamenti per trasformarlo in uno strumento fiscale che l’Unione europea può utilizzare in maniera permanente; circolazione delle persone che ha, però, bisogno di frontiere davvero comuni e un soggetto in grado di rispondere senza mediazioni a possibili ulteriori crisi; mercato libero che non po' essere, tuttavia, compromesso da concorrenze fiscali; politiche di difesa e sicurezza che devono partire dall’integrazione di forniture e da un chiarimento di medio periodo su una “divisione di compiti” tra NATO e future forze di difesa europee. Ma anche – e, forse, più importante - nuove leggi elettorali europee che incoraggino l’emersione di opinioni pubbliche europee di cui qualsiasi ulteriore integrazione ha bisogno per essere legittima[1].

È un processo che non può più essere bloccato da un principio dell’unanimità che premia chi vi resiste (il caso recente dell’Ungheria) e ha bisogno di essere portato avanti con chi ci sta: rinunciano alla retorica del “tutti insieme”. L’Italia deve avere un ruolo attivo e portare la voce della società e dell’economia Italiana con una sana azione di lobby, attraverso, ad esempio, la costituzione di commissioni dedicate, costituite da rappresentanti del mercato e della società civile, finanziate dal Governo e trasversali alle forze politiche, così da rappresentare quegli obiettivi comuni a un elettorato ormai unito, al di là delle bandiere ancora brandite dai partiti, sia nella necessità di diritti civili, che di equità fiscale, sicurezza del territorio, stabilità economica, garanzie occupazionali e assistenziali, ricchezza e prospettive future.

I 750 miliardi di NGEU sono un investimento unico nella storia dell’Unione e non ripetibile. La necessità di mettere a fattore comune i Piani dei vari paesi, anziché effettuare programmi segregati e troppo speso guidati da vecchie politiche di mantenimento dello status quo, non sono un modo efficace di sfruttare ciò che l’Europa può darci.  Pensare all’Unione Europea, e ripensare una nuova Unione Europea, spendendo energie per ridefinirla anziché usarla come oggetto di campagna elettorale con un semplice ‘dentro’ o ‘ fuori’ . Fallire nell’attuazione del PNRR, non riuscendo a spendere i denari allocati o spendendoli per ristrutturazioni anziché trasformazioni, produrrà una recessione senza via di ritorno e una delegittimazione di quello che deve essere una proposta italiana per la riforma. Serve trasformare il PNRR in capacità economica, riduzione della spesa pubblica, ottimizzazione fiscale permanenti. 

Spesa pubblica e Pubblica Amministrazione
Digitalizzazione orientata a raggiungere obiettivi rilevanti per tutti
Legge Elettorale
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IL RUOLO DEL THINK TANK

Crediamo che i think tank possano facilitare la realizzazione delle missioni di cui sopra.

Il vantaggio che i Think Tank come Vision hanno è quello di riuscire a produrre ciò che consideriamo materia prima fondamentale, le idee.

È proprio l’indipendenza di queste strutture che permette di proporre nuove e innovative trasformazioni. L'essere lontano dai giochi politici, l'essere fuori dall'azione di governo rappresenta un valore aggiunto insostituibile.

Vision, insieme ai suoi collaboratori, rappresenterebbe un vero supporto, pragmatico e concreto, al fine di porsi come incubatore di nuove idee per il futuro governo; ma non solo: il ruolo che potrebbe ricoprire la presente piattaforma potrà essere quello di supporto nell’analisi degli obiettivi, degli ostacoli e nella identificazione di linee guida come advisor esterno, quello di supporto nell’identificazione e qualificazione di soggetti nella società civile, accademia, industria, di soggetti che possono sedere nelle commissioni di valutazione di piani industriali e di definizione delle strategie nei Ministeri; quello di comunicare attraverso i propri mezzi gli obiettivi e gli elementi strategici così da creare una ‘visione’ laica e creare un consenso popolare e allargato dell’azione di Governo. Valore aggiunto del ruolo del think tank è il network che questi possiedono. Vision dispone di un network Europeo che rafforzerebbe la connessione con membri del Parlamento Europeo e della Commissione europea, per dare all’Italia un ruolo di visione diverso da quello ottenuto e ottenibile attraverso le relazioni istituzionali.

 

Auspichiamo che il nostro appello venga accolto e metabolizzato al fine di dare vita a una nuova stagione, dove l’alternanza tra governi tecnici e politici, o il coinvolgimento di soggetti della società civile nelle decisioni politiche, non vengano più visti come misure emergenziali e non ortodosse, ma come un ‘nuovo normale’ della politica e del Governo italiano. Dove gli interessi del nostro paese non vengano sacrificati al volere delle segreterie politiche e di pochi soggetti eletti attraverso meccanismi ampiamente fuori dal controllo popolare, ma condivisi con rappresentanti dell’economia, dell’imprenditoria, delle famiglie, degli studiosi italiani che vogliono e possono dare un contributo di sostanza.

 

Vogliamo evitare che una spesa pubblica che difatti non sostanzia “responsabilità” porti a una macchina pubblica avulsa dalle reali esigenze del Paese, e concentrata a mantenere le redini di un potere puramente politico ormai lontano dalla volontà dell’elettorato italiano, scontento dei propri rappresentanti e deluso dai risultati mancanti.

 

Desideriamo creare, con la nostra iniziativa, un movimento nuovo, etico e popolare, trasversale, lavorando a piani precisi, che indirizzano esigenze precise, individuando obiettivi precisi e misurando il progresso in modo oggettivo e trasparentemente comunicato.

 

Sogniamo un’Italia alla guida di un grande esercizio di trasformazione dell’Europa, che creda e rivaluti una creatività, una levatura intellettuale, una capacità imprenditoriale e un’energia di un popolo che ha saputo nell’immediato dopoguerra, dare l’esempio al mondo intero, costruendo modelli, marchi, prodotti, brevetti, cultura, diritti civili, servizi pubblici che tutti ci hanno copiato.

 

Siamo di fatto di fronte a un nuovo “dopoguerra”, e alla necessità di ridefinire da zero, senza ritardi e con coraggio, un nuovo sistema politico e di governo, con nuove regole che possano produrre risultati.

 

Possiamo e dobbiamo farlo rapidamente.

 

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