Il Jihadismo e l'Africa

Il Jihadismo e l'Africa

 Jihadism and Africa

Pubblicazione di Emanuele Gentile (esperto di terrorismo ed Africa).

 

Origine - Tutto nasce allorquando scoppiò la guerra civile in Algeria e la conseguente sconfitta del GIA (Gruppo Islamico Armato) molto vicino alle teorie del salafismo e originatosi dallo scioglimento dell’AIS (Armata Islamica di Salvezza). Tutto questo da vita dopo anni ad un’union sacrée fra il Gia e Al-Qaeda nel Maghreb islamico in quanto i jihadisti del GIA si erano per il momento ricollocati nei paesi che si trovano a sud dell’Algeria. Dove avevano fatto base.

I Qaedisti - Da quel momento nascono due gruppi ossia il già citato Al-Qaeda nel Maghreb islamico e i Toureg del Movimento Nazionale di liberazione dell’Azawad che più di un gruppo terroristico si può considerare un gruppo ribelle e separatista. I primi erano piuttosto alleati al Governo del Mali, mentre il MNLA voleva combattere proprio Al-Qaeda. Il MNLA nasce da gruppi Touareg sconfitti in Libia e che sono attivi nel 1990 (MFUA, "Movimenti e fronti unificati dell'Azawad") e nel 2006 (MTNM, "Movimento tuareg Nord-Mali"), da combattenti provenienti dalla Libia, in gran parte anti-Gheddafi, di volontari di diverse etnie (tuareg, songhai, peul e mauri), oltre ad ex-ufficiali e soldati che hanno disertato dall'esercito del Mali Il MNLA si lancia in un attacco su larga scala che viene ricordato come l’undici settembre africano. Infatti si lanciano all’assalto di Azawad, nel nord del Mali. A questo punto bisogna puntualizzare che il Movimento Nazionale dell’Azawad dichiara l’indipendenza della provincia il 6 aprile del 2012. Ma non solo questo. Prendono possesso delle città di Kidal nell’Adrar degli Ifoghas, Timbuctu e Gao. Insomma un colpo molto forte e possente. Tuttavia c’è da dire che il jihadismo non è un fenomeno recente, ma che le sue radici nel XVIII° e XIX° secolo. Bisogna dire che la maggior parte dei combattenti del GIA algerino vanno a costituire la base militare di Al-Qaida allocandosi nel Mali, nel Niger e in Mauritania. Nel frattempo il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento presta giuramento ad Al-Qaeda nel Magheb Islamico. E’ da considerare, al fine di capire come si è rinforzato il fronte jihadista nell’Africa Maghrebina, la disintegrazione del potere di Gheddafi in Libia. Ciò ha consentito di saccheggiare gli arsenali dell’esercito libico e dare più facilità di azione ai gruppi jihadisti operanti sia in Libia che negli stati confinanti con la Libia. Un dato su tutti. Se nel 2012 avevamo appena un gruppo attivo operante nel Mali, nel 2022 c’erano più di dieci gruppi operativi nel Sahel e nell’Africa dell’Ovest. Una data importante è il 1 marzo del 2017 allorquando il nemico numero uno della Francia, Yad Ag Ghali, capo di Andar Dine, annuncia la creazione del GSIM assieme all’emiro di Al-Qaeda nel Maghreb, Yahya Abou Al-Hamman, e con Amadou Koufa, capo del Fronte di Liberazione nel centro del Mali, GSIM. Infine i feroci jihadisti somali rappresentati dai qaedisti di Al Shebab che oramai sono una forza soverchiante in molte are del paese del Corno d’Africa.

Lo Stato Islamico - Dove c’è Al-Qaeda c’è anche lo Stato Islamico. Qui abbiamo due organizzazioni principali: lo Stato Islamico del Grande Sahel e lo Stato Islamico dell’Africa dell’Ovest. Loro hanno un territorio operativo molto più vasto rispetto ai gruppi Al-Qaedisti operanti in Africa. Infatti fanno parte del range d’azione il Lago Chad, La Nigeria, il Nord del Camerun ed altri territori viciniori. In Nigeria abbiamo Boko Haram dalla vita piuttosto travagliata per via delle vicissitudini di Abubakar Shekau, suo capo. “Licenziato” nel 2021. Nello stesso tempo emerge un gruppo ancora più potente e in pieno sviluppo: la Provincia Africana dell’Ovest dello Stato Islamico. Questo gruppo è diretto da Abdullah Ibn Umnar al-Barnawi, figlio di uno dei fondatori di Boko Haram, Mohammad Youssuf.

Stabilizzazione territoriale - Naturalmente queste organizzazioni si sviluppano meglio in territori dove lo stato è debole come anche le organizzazioni umanitarie. C’è da prendere in considerazione due fatti piuttosto importanti. Le organizzazioni jihadiste si inseriscono dove ci sono conflitti a causa del possesso della terra, elemento fondamentale per capire meglio le dinamiche sociali di quei posti, e a base etnica. Su tutto questo i gruppi jihadisti per governare sviluppano la politica del giuramento in modo da costruire una vera rete territoriale che permette al jihadismo di stabilizzarsi e svilupparsi. Inoltre, i gruppi jihadisti hanno saputo rielaborare la predicazione salafita anti-occidentale. Così riescono a porre a proprio vantaggio con abilità e intelligenza le popolazioni di quelle lande. La loro predicazione si basa sulla capacità di denunciare la corruzione e riescono a far capire che lo stato è un ente corrotto e predatore. Sans va sans dire che tutto questo finisce per individuare nella Francia il nemico preferito per via del passato coloniale e il suo sostegno – da parte della Francia – a regimi politici corrotti.

La reazione dell’Occidente - Come al solito la reazione dell’Occidente è stata blanda. A parte l’Operazione Barkhane ed altre minori non c’è stato nulla. Solo ora dopo una decina d’anni di espansione, l’Alto Commissariato per i Rifugiati ha lanciato l’allarme sulla situazione catastrofica in cui versano le popolazioni saheliane. Si tratta di una delle peggiori crisi umanitarie, ma è fra le più ignorate a livello mondiale. Oramai ci sono milioni di persone che si sono spostate in quell’area. Perché questo? Per il semplice motivo degli scontri fra jihadisti e le forze armate dei paesi del Sahel. Ad esempio nel Bourkina Faso si contano un milione e mezzo di profughi interni. E in questo impera l’inoperatività dell’Occidente. Si ci sono discussioni, riunioni…ma quello che conta è che il jihadismo sta avanzando a tutta forza in tutta l’Africa. Anche utilizzando la rete della criminalità comune e/o organizzata. C’è in questo un doppio scambio. Nel senso che il jihadismo utilizza la criminalità organizzata se riceve in cambio un aumento di adesioni al suo progetto, mentre la criminalità organizzata si allea con il jihadismo se questo significa una duplicazione dei propri affari. Questi “accordi” presuppongono anche accordi di genere logistico molto utili per le capacità operative sia dei criminali che dei jihadisti

Dati in breve – Le principali aree jihadiste sono l’Ovest del Sahel, il confine fra la Nigeria e il Chad, la Somalia e il Nord del Mozambico. Nel Sahel le principali operazioni riguardano violenze contro i civili, in Somalia azioni belliche, Nel bacino del Lago Chad battaglie, in Mozambico violenze contro i civili, mentre nel Africa del Nord conflitti.

 

Bibliografia:

ucdp.uu.se https://www.economicsandpeace.org/global-terrorism-index/

Steinberg, Guido (Ed.) & Weber, Annette (Ed.), "Jihadism in Africa: Local causes, regional expansion, international alliances," SWP Research Papers RP 5/2015,

Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP), German Institute for International and Security Affairs, 2015

Alexander Thurston, "Jihadists of North Africa and the Sahel" Cambridge University Press 2020 https://www.jstor.org/stable/26681912 Stig Jarle Hansen "Horn, Sahel and Rift-Fault-lines of the African Jihad, Handback 2019

Ibrahim Yahaya Ibrahim, "The Wave of Jihadist Insurgency in West Africa: Global Ideology, Local Context, Individual Motivations," West African Papers 7, OECD Publishing, 2017

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