Colpo di stato in Niger, un altro colpo per l’Occidente?

Articolo di Emanuele Gentile

 

Fino al 26 luglio il Niger era un paese relativamente stabile, anche se il più povero dell’Africa, con un Presidente eletto democraticamente. Ossia Mohamed Bazoum. Dopo quella data lo strategico paese della fascia subsahariana dell’Africa ha subito un colpo di stato che ha dato il potere al Generale Abdourahamane Tchiani comandante della Guardia Nazionale. Uno sarebbe spinto a dire: e allora? I colpi di stato sono merce comune da quelle parti. Invece, non è così poiché quanto accaduto a Niamey il 26 luglio scorso comporta un’accelerazione di un insieme di tematiche che andremo a evidenziare nel proseguo dell’articolo.

Un’annotazione circa la pericolosità della situazione nel paese africano: gli americani di stanza nel Niger sono barricati nel loro compound. La geografia, more solito, ci da una più che sostanziosa mano. Se attenzioniamo, infatti, una qualsiasi carta geografica ci accorgiamo della centralità del Niger. Il Niger è un paese pivot nel senso che si pone in netta centralità con l’Africa Maghrebina, l’Africa centrale, l’Africa equatoriale e l’Africa subsahariana. Il che rende il Niger strategico per ogni sorta di traffico. Traffico di esseri umani destinati all’Europa. Traffico di droga. Traffico di armi. Altri traffici di vario genere. Quindi, teniamo conto sempre di questa evidenza quando si intende riferirci al Niger.

Nel 2022 Algeria, Niger e Nigeria hanno deciso di investire nella costruzione di un gasdotto che parte dal porto di Warry in Nigeria, passa per il Niger e termina la sua corsa nelle regioni a sud di Algeri dove si integrerà con un sistema di gasdotti con direzione Italia, Francia e Spagna. L’Algeria – per ovvi motivi – si è schierata immediatamente con gli autori del colpo di stato e ha messo in guardia da qualsiasi tentativo di rimettere le lancette della storia indietro. A proposito di idrocarburi, c’è da dire che è anche in fase di costruzione un oleodotto – il più grande in Africa – che porterà il petrolio del Niger prodotto nella zona di Agadez (nell’est del paese) fino al porto beninese di Seme. Lanciato nel 2019, fino ad oggi sono stati implementati 600 km sui 2.000 chilometri previsti. Il Niger ha deciso di essere paese produttore nel 2011 e, come al solito, si sono catapultati i cinesi. I cinesi che hanno eletto l’Africa come continente colonia. Inoltre, è da evidenziare che il Niger è il settimo produttore mondiale di uranio anche se i ricavati appaiono in perdita. Forse è da questo dato di fatto che si origina la decisione di puntare sul petrolio? Ipotesi più che probabile.

Sull’uranio si sta giocando fra l’altro una partita durissima fra i paesi di quell’area produttori di uranio e la Francia. Da qui la decisione di bloccare l’esportazione dell’uranio subsahariano nei confronti della Francia in quanto è in atto da tempo un declino della presenza francese e conseguenti plateali dimostrazioni di odio contro l’ex potenza coloniale. E la Francia ha bisogno dell’uranio africano per le sue centrali nucleari. E’di questi giorni la notizia che la Francia ha richiamato sia l’ambasciatore che tutte le truppe presenti nel territorio del Niger. Questo a comprova che le relazioni fra la Francia e il Niger sono di fatto interrotte. In quest’ottica si ascrive l’abolizione della missione Barcan con cui la Francia ed altri paesi intendevano combattere il terrorismo jihadista. Un fenomeno in rapida ascesa e che sta diventando sempre più endemico. Oramai ampi territori del Mali fino al Niger sono sottoposti al ferreo controllo di truppe jihadiste fedeli o allo Stato Islamico oppure ad Al Qaeda. Fino ad oggi si è cercato di tenere sottostimato il fenomeno, ma oramai il Jihadismo è un attore politico e militare con cui ci si deve rapportare se si vuole stabilizzare l’area. Fra l’altro, Mali, Burkina Faso e Niger hanno costituito una zona di sicurezza per il Sahel. Ma questo non è uno degli obiettivi della CEDEAO? Guarda caso, il 26 luglio sono esplose delle manifestazioni dove si sventolavano un buon numero di bandiere della Russia che assieme alla Cina intendono sostituirsi all’Occidente come potenza egemone nella zona. Naturalmente non scopriamo l’acqua calda. Le rimostranze nei confronti del colpo di stato dell’Unione Africana, Nato, UE, Francia, Usa ed altri paesi occidentali appaiono ben poca cosa in quanto l’Europa non ha mai sviluppato una reale partnership con l’Africa. Con il risultato che Russia e Cina, ma anche Turchia possono avere porte più che aperte da quelle parti.

Nello stesso tempo che avvenivano i noti fatti in Niger, a San Pietroburgo la Russia riuniva ben 54 stati in riferimento alla spinosa problematica rappresentata dal grano. Grano utilizzato da Vladimir Putin come strumento di forzatura nei confronti dei paesi presenti al vertice al fine di consolidare la presenza russa in quel continente. La CEDEAO (l’organizzazione degli stati africani dell’Ovest) si sta muovendo con una certa velocità. Prima di tutto ha inviato una missione urgente a Niamey e sta decidendo di promulgare un ultimatum per un eventuale intervento armato al fine di ristabilire la normalità democratica. Tuttavia questa durezza da parte della CEDEAO potrebbe essere dovuta alla difficile situazione interna del suo Presidente Bola Tinubu, Presidente della Nigeria, coinvolto in un processo che dovrebbe terminarsi a dicembre. Infine, due ex membri della CEDEAO (Mali e Bourkina Faso) si sono esplicitamente posti a favore della giunta golpista del Niger. Ricordo inoltre che la CEDEAO intervenne nel Gambia sul finire del 2016 e l’inizio del 2017 per porre ordine dopo che l’ex Presidente Yahya Jammeh aveva dichiarato nulli i risultati delle presidenziali vinte da Adama Barrow. Anche il Presidente del Ciad Mahamat Déby Itno si sta muovendo e ha subito incontrato il Presidente dimissionato del Niger Mohamed Bazoum.

Al momento la situazione appare interlocutoria ai nostri occhi. In Africa le cose non sono mai da inquadrarsi secondo le nostre logiche europee e cartesiane. Il che spiega perché noi europei abbiamo sempre difficoltà a guardare l’Africa. L’unico risultato tangibile è che sembra sia in aumento il numero di persone che stanno abbandonando il paese in direzione nord per trovare una vita dignitosa in Occidente. Ennesima ripetizione di una storia triste e vista mille volte negli ultimi anni.

Finiamo con una nota di colore. Il costo della cipolla è aumentato nel Ghana poiché il paese la importa proprio dal Niger.

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